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Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare…il verbo sognare…”. Non si possono obbligare le persone a leggere, ci dice Daniel Pennac, non si può non soltanto perché leggere non è obbligatorio ma anche perché, con la costrizione, si ottiene l’effetto contrario. Ed è secondo questo credo che Pennac ha stilato, nel libro “Come un romanzo“, i dieci diritti del lettore, da leggere, studiare e non smettere mai di rispettare.
l primo e più importante dei diritti, il diritto di non leggere è fondamentale perché rende la lettura una scelta, accrescendo ancor di più il valore del gesto. Oltre a questo, è un diritto che sottolinea quanto sia legittimo preferire, alla lettura di un libro, la visione di un film, un’ora di sonno, un ora di corsa, una partita a calcio o a pallavolo…
2. Il diritto di saltare le pagine.
Tanti libri – specie in alcune descrizioni – si rivelano a tratti noiosi. Il diritto di saltare le pagine ci sgrava del senso di colpa che abbiamo provato più e più volte nel saltare più e più righe, ansiosi di andare avanti senza leggere alcune parti a nostro parere inutili.
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